27 maggio 2008

La parola a Carlo Rubbia


In una recente intervista, Carlo Rubbia (premio Nobel per la fisica) (come Scajola) ha dichiarato:

“Il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma anche l’uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni. Non possiamo continuare perciò a elaborare piani energetici sulla base di previsioni sbagliate che rischiano di portarci fuori strada. Dobbiamo sviluppare la più importante fonte energetica che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè il sole che ogni giorno illumina e riscalda la terra”.

" Quando è stato costruito l’ultimo reattore in America? Nel 1979, trent’anni fa! Quanto conta il nucleare nella produzione energetica francese? Circa il 20 per cento. Ma i costi altissimi dei loro 59 reattori sono stati sostenuti di fatto dallo Stato per mantenere l’arsenale atomico. Ricordiamoci che per costruire una centrale nucleare occorrono 8-10 anni di lavoro che la tecnologia proposta si basa su un combustibile, l’uranio appunto, di durata limitata. Poi resta, in tutto il mondo, il problema delle scorie”.

Non esiste un nucleare sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali."

" Il carbone è la fonte energetica più inquinante, più pericolosa per la salute dell’umanità. Ma non si risolve il problema nascondendo l’anidride carbonica sotto terra. In realtà nessuno dice quanto tempo debba restare, eppure la CO2 dura in media fino a 30 mila anni, contro i 22 mila del plutonio. No, il ritorno al carbone sarebbe drammatico, disastroso”.

“C'è un impianto per la produzione di energia solare, costruito nel deserto del Nevada su progetto spagnolo. Costa 200 milioni di dollari, produce 64 megawatt e per realizzarlo occorrono solo 18 mesi. Con 20 impianti di questo genere, si produce un terzo dell’elettricità di una centrale nucleare da un gigawatt. E i costi, oggi ancora elevati, si potranno ridurre considerevolmente quando verranno costruiti in gran quantità. Basti pensare che un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l’energia necessaria all’intero pianeta. E un’area di queste dimensioni equivale appena allo 0,1 per cento delle zone desertiche del cosiddetto sun-belt. Per rifornire di elettricità un terzo dell’Italia, un’area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma”.

"I nuovi impianti solari termodinamici a concentrazione catturano l’energia e la trattengono in speciali contenitori fino a quando serve. Poi, attraverso uno scambiatore di calore, si produce il vapore che muove le turbine. Né più né meno come una diga che, negli impianti idroelettrici, ferma l’acqua e al momento opportuno la rilascia per alimentare la corrente”.

Se è così semplice, perché allora non si fa?

“Il sole non è soggetto ai monopoli. E non paga la bolletta. Mi creda questa è una grande opportunità per il nostro Paese: se non lo faremo noi, molto presto lo faranno gli americani, com’è accaduto del resto per il computer vent’anni fa”. (30 marzo 2008)

Fonte: danieleluttazzi.it (alla faccia della buona infomazione dei media italiani).

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ci arriviamo anche noi,Poldo & lo Staff tecnico che non è cosi' semplice.Per esempio non si sa ancora, e tu non lo dici caro brenz,come smaltire i materiali che compongono gli impianti fotovoltaici.Non si vogliono neanche più dare i soldi alla Francia;e l'ipotetico quadrato di "pannelli"rimarrà un IPOTETICO quadrato di pannelli..Il costo eccessivo per trovare i materiali per costruire pannelli non aiuta.Lo Stato,seppur da una mano a farti mettere il pannello sul tetto,non fa il conto con chi non riesce ad arrivare a fine mese.Insomma,come si suol dire: se mia nonna fosse stata benzinaia..

Andy ha detto...

Con gli impianti fotovoltaici non si creano scorie da smaltire: è proprio questo uno dei vantaggi delle energie rinnovabili.
Comunque qui non si parla di semplici celle fotovoltaiche da montare sul tetto, ma di impianti molto grossi come quello della foto.
L'iniziale costo eccessivo è in realtà solo una scusa: la verità è che ci sono in gioco gli interessi delle società petrolifere e delle persone che su quel mercato ci fanno i soldoni, lucrando sulla pelle di milioni, o meglio, miliardi di persone. I costi scenderebbero man mano che si producono sempre più impianti di questo tipo e comunque verrebbero ammortizzati nel tempo, dato che di energia ci sarà sempre bisogno.